Anche in tempi di crisi, quando il metallo giallo può rappresentare un bene rifugio, gli italiani snobbano gli investimenti nell’oro.
Eppure la riserva aurea nazionale è la quarta al mondo, dopo quella di Stati Uniti, Germania e FMI (Fondo Monetario Internazionale), con le sue 2.452 tonnellate d’oro, per un controvalore superiore ai 100 miliardi di euro. E ricordiamo anche che in Italia esiste una florida industria di trasformazione dell’oro.
Ma, nonostante tutto, l’italiano medio non ha mai manifestato quella “febbre dell’oro” che ha invece contagiato molti altri Paesi, industrializzati ma anche emergenti.
Gli italiani hanno sempre dimostrato una certa diffidenza nei confronti degli investimenti nell’oro e qualche reticenza nel considerare il metallo prezioso un bene di investimento, complice una storica e compulsiva propensione per il mattone e per gli investimenti mobiliari. In questo contesto l’oro si posiziona in modo poco significativo nei portafogli italici.
Quali sono dunque i motivi del tiepido interesse dell’italiano medio nei confronti del bene rifugio per eccellenza? Proviamo a identificarli:
> propensione per l’investimento immobiliare, per i titoli di Stato o, più recentemente per investimenti mobiliari diversi (azioni, obbligazioni, fondi comuni e quant’altro);
> mercato dell’oro poco sviluppato e conseguente incertezza sulle possibilità di rivendita immediata a prezzi di mercato;
> carenza di informazioni su come e dove acquistarlo e circa gli obblighi relativi alla sua detenzione;
> poco interesse commerciale da parte di produttori e distributori di prodotti di investimento, concentrati soprattutto sui mercati mobiliari e immobiliari.
Paradossalmente, proprio i beni immobiliari a cui l’italiano medio è storicamente affezionato, hanno subìto negli ultimi anni una consistente svalutazione, e così anche gli investimenti mobiliari che hanno provocato forti perdite di valore dei patrimoni.
Al contrario, l’oro è stato protagonista negli ultimi 10 anni di un imponente aumento delle quotazioni. Se gli italiani avessero diversificato la loro ricchezza anche negli investimenti nell’oro, le perdite dei loro portafogli sarebbero state meno accentuate.
Negli ultimi anni sono nati diversi prodotti finanziari che investono nel metallo giallo: dalle azioni di società che producono oro alle obbligazioni legate all’andameto dello stesso; dai Fondi comuni agli Etf (Exchange traded fund); e poi derivati, opzioni e quant’altro. Per cui sarà lo sviluppo del mercato stesso che riuscirà ad attirare l’attenzione dei risparmiatori italiani, i quali, affidandosi a consulenti esperti, potranno diversificare i portafogli anche negli investimenti nell’oro.